Il volontariato parla una sola lingua
«L’iniziativa di quest’anno ha un grande valore simbolico, perché segna l’avvio dell’Anno Internazionale del Volontariato per lo Sviluppo Sostenibile 2026 (IVY 2026).» Così Sukhrob Khoshmukhamedov, Responsabile delle Relazioni Esterne e Comunicazione dell’UNV, ha commentato durante l’evento del 5 dicembre a Shanghai. «Shanghai non è solo un polo di innovazione e sviluppo, ma anche un laboratorio dinamico per il volontariato urbano.»
Il 5 dicembre si celebra la 40ª Giornata Internazionale del Volontariato. Da quando, nel 1979, i primi volontari delle Nazioni Unite sono arrivati in Cina, il volontariato moderno ha attraversato 46 anni di crescita. Sul palco si sono alternati volti noti del volontariato locale — che portano tecnologie e soluzioni “made in China” nei Paesi partner della Belt and Road — e volontari stranieri provenienti da Indonesia, Mauritania, Francia e altri Paesi. Tutti ugualmente integrati nella vita cittadina, contribuendo con entusiasmo e competenze professionali in numerosi settori.
Dal palco, Sukhrob ha lanciato un appello: città come Shanghai, insieme a organizzazioni sociali, università e imprese, sono invitate a creare un contesto più inclusivo e diversificato, dove ciascuno possa mettere in gioco le proprie competenze. Ha rivolto inoltre un appello a chiunque desideri impegnarsi: offrire tempo, talento ed esperienza per sostenere gli obiettivi dello sviluppo sostenibile.
Shanghai continuerà ad allinearsi agli standard internazionali, valorizzando la propria concentrazione di competenze professionali. Sotto la guida del Ministero degli Affari Civili, la città parteciperà attivamente a programmi internazionali di volontariato nei campi della salute pubblica, della risposta alle emergenze e della tutela ambientale.
Mentre i volontari cinesi portano la loro esperienza all’estero, un flusso sempre più consistente di volontari internazionali arriva a Shanghai. L’internazionalità della città si manifesta anche nella gentilezza quotidiana costruita insieme da persone di lingue e origini diverse.
Quando Filippo, titolare del ristorante Ragù, e sua moglie Wang Yanhua sono entrati in una classe del campo estivo solidale, avevano con sé immagini di paesaggi italiani. I bambini si sono seduti in cerchio: hanno imparato i saluti italiani, ascoltato racconti su Dante, visto scene di calcio e assaggiato la pizza.
Con un cinese non perfetto ma pieno di entusiasmo, Filippo ha raccontato: «In Italia diciamo spesso “dolce far niente”, la dolcezza del non fare nulla. Ma condividere questo momento con voi è la cosa più dolce che io abbia fatto oggi.»
Fra l’impasto della pizza, le risate per qualche parola pronunciata male e gli sguardi curiosi dei bambini, è nato un piccolo ponte tra culture.
Secondo un responsabile del Dipartimento del Lavoro Sociale del Comitato Municipale, questi volontari provenienti da ogni parte del mondo offrono una prospettiva diversa per raccontare una Shanghai — e una Cina — autentica e sfaccettata. «Qui il volontariato è diventato una lingua comune: una forma di gentilezza che non ha bisogno di traduzioni, una pratica concreta per costruire una comunità dal futuro condiviso.»
Fonte: Shanghai Observer